JURURÃ LO SPIRITO DELLA FORESTA
Come diverse volte abbiamo avuto occasione di commentare durante il festival, vi riconfermo tutto l’apprezzamento (mio, ma non solo mio), il piacere di aver visto brani di poesia, e di averne gustato tutto il profumo, guardando il vostro film. Cercherò di esprimere alcune delle tante suggestioni suscitate e che mi hanno particolarmente colpito.
1 La cosa che mi ha colpito maggiormente sul piano storico e antropologico è il “salto” che compie una piccola comunità di Indios della foresta amazzonica nel momento in cui scopre l’importanza democratica del parlamento nazionale, grazie all’elezione di un appartenente alla propria tribù. Ciò che altre comunità primitive hanno capito e conquistato in millenni di storia, con passaggi graduali, travagliati e spesso traumatici, gli Indios in questione l’hanno colto in pochi anni, bruciando tutte le tappe di un lineare percorso storico. A questo punto, io credo, sia importante capire, proprio sul piano antropologico, quali processi interni a quella specifica cultura comunitaria abbiano “permesso” questo salto repentino. Quali elementi interni alla tradizione e a quella particolare forma sociale, così distanti dalla cultura occidentale, abbiano cioè agito nel pensiero degli Indios, in modo tale da agevolare questo salto culturale. Avviare la ricerca in questa direzione, io penso, potrebbe aprire una nuova finestra sul cammino di una “integrazione” possibile tra le comunità autoctone e primitive del mondo e la civiltà occidentale con le sue istituzioni.
2 Un’altra riflessione riguarda quello che sempre abbiamo definito il “percorso lineare” della storia dell’’umanità secondo una visione positivo evoluzionista. Il fatto cioè che questi Indios abbiano bruciato le tappe della storia con il cosiddetto “salto”, che altri popoli primitivi hanno invece superato in oltre undicimila anni, prima di accedere alla modernità, secondo me pone ulteriormente in discussione il concetto di linearità del divenire storico. Il “salto” compiuto dagli Indios sembra inoltre dimostrare una grande intelligenza e capacità di adattamento e integrazione non ancora immaginata da molti operatori ed esperti.
3 Di fronte al deputato indio colpisce inoltre un sentimento umano molto particolare, che traspare chiaramente dal documentario, e cioè “l’orgoglio” della piccola comunità primitiva per aver espresso un “suo” nel Parlamento nazionale. Questo orgoglio manifesta una profondità del sentire di questa tribù, che però potrebbe andare oltre il senso tradizionale “dell’appartenenza” e quindi aprire una finestra sul modo di concepire le istituzioni moderne da parte di certe società primitive. Se non di tutte.
4 La questione della terra, e la lotta degli Indios, per strapparla allo sfruttamento dei facenderos, in parte mi ricorda anche le battaglie avvenute nella Sardegna centrale, oltre un secolo e mezzo fa, contro il processo di privatizzazione avviato dalla cosiddetta “legge sulle chiudende”: una legge che interrompeva un uso comunitario plurisecolare delle terre a pascolo, provocando gravissimi scompensi sociali e politici, favorendo il latifondo parassitario, privando i pastori dei loro pascoli e portando le popolazioni dell’ interno (Nuoro e dintorni), soprattutto i pastori, a reagire in modo violento non solo con l’abbattimento delle recinzioni, ma anche col fenomeno del banditismo e dell’omicidio incontrollato.
La lotta contro le chiudende anche in Sardegna ebbe espressioni alte sul piano politico e parlamentare, come per gli Indios del Brasile, e penetrò tanto profondamente nel sentire popolare, che lasciò segni indelebili nella tradizione e nella cultura sarda.
Mi piace citare, per chiudere, un poeta del tempo, Melchiorre Murenu, che immortalò la grande rapina delle terre comunitarie con questi versi di denuncia
Testo in nuorese traduzione in italiano
Tancas serradas a muru tanche chiuse a muro
Fattas a s’afferra-afferra fatte all’afferra afferra
Si su chelu fiat in terra se il cielo fosse stato in terra
Haiant serradu issu puru avrebbero chiuso pure quello
Nella speranza di incontrarci quanto prima, vi saluto e vi abbraccio affettuosamente. (SIEFF - Set/2008)